Brano: [...]contesto è parte specifica e insopprimibile.
Un interessante apparta a questa discussione é dato oggi, ci sembra, dalle proposte che da più parti vengono ad una rivalutazione dei motivi di democrazia operaia e di controllo diretto sulla produzione. Si é già detto e scritto parecchio negli ultimi tempi in ordine a tali problemi, e si è già riusciti ad approfondirli sotto diversi aspetti, indicando dubbi e conclusioni cui é dato arrivare: qui
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vorremmo procedere un poco nella ricerca delle effettive difficoltà che vi sono dinanzi alle proposizioni del controllo e della democrazia operaia, dei nodi che vanno affrontati quando si voglia consentire al movimento una più diffusa democratizzazione ed iniziativa creatrice di classe.
2. E veniamo subito a un primo grosso quesito, con il quale ci si deve misurare. Ridotto, se si vuole, un po' all'essenziale, esso suona così: « In una tendenza, com'è quella dell'epoca nostra, alla massima concentrazione, organizzazione, pianificazione di tutti i processi della produzione e della vita socia[...]
[...] Siamo di fronte a un preciso quesito scientifico, che va risolto di volta in volta con le armi dell'osservazione e della previsione scientifica di fenomeni determinati. E qui sarà possibile, in tal senso, suggerire almeno alcuni temi e qualche risposta.
Una cosa, innanzitutto, sembra da sottolineare: e cioé come la scienza economica contemporanea sia lontana dal ritenere che il problema dello sviluppo economico possa ricondursi a nn proble
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ma di massima organizzazione dall'alto delle forze produttive. Confidare ad un organismo centrale le leve di un estesissimo patere di pianificazione non fornisce ancora la garanzia della migliore efficienza neppure sotto un profilo strettamente tecnico. Come è noto, anzi, su questo punto, e cioè sugli elementi di sensibilità che possono indirizzare di volta in volta le scelte della pianificazione, non da oggi è in atto la discussione fra specialisti.
Determinati errori, anche seri, di squilibrio, di spreco e sacrificio registrati nelle condizioni di accentrata pianificazione polacca e unghe[...]
[...]ciata. Ricorderò fra i tanti uno scrittore francese di un secolo fa, il Dupont White, che affermava perentoriamente: « Le progrés developpe la vie...A' plus de vie il faut plus d'organisations, á plus de force, plus de règle; or, la règle et l'organ d'une société c'est l'Etat ». E utopisti e retrogradi, apparivano fin da allora i critici, pur numerosi, di questo processo, gli esaltatori dell'individualismo contra lo strapotere dello Stato. A
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maggior ragione sociologi, giuristi, filosofi si trovano oggi a fare i conti con questa problematica: talora accettandolo, più spesso forse deplorandolo, essi sono costretti a riconoscere il crescente accentramento di poteri nelle mani di pochi « tecnici » o burocrati o specialisti della politica.
Ma anche rispetto a questa legge di tendenza emergono nello stesso tempo limiti e contraddizioni. E lasciando stare, per quanto diffuse, le deplorazioni moralistiche, almeno uno di questi limiti vogliamo segnalare, che risiede nella crescente emancipazione delle idee e delle capacità politiche cre[...]
[...]ndere ad esigenze di fondo della società contemporanea. Nella concreta situazione nostra una ripresa di democrazia operaia e di impegno socialista sembra aver bisogno in sostanza di muoversi lungo una triplice direzione per trasformarsi in una spinta effettiva: ha bisogno di far progredire una teoria per la_con quinta del socialismo in « paesi _come l'Italia»; di farespa dere istituti e strumenti di controllo sulla produzione e di intervento
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democratico sul potere; di dar luogo a una coscienza e a un indirizzo
criticamente adeguata in sede partitica e sindacale.
6. Non mi fermerò qui sul problema della teoria: non perché sia di poca importanza, ma perché di tale profondità che si gioverà piuttosto, e già si è giovato, di apporti particolari, puntuali, tratti dall'osservazione e dalla comparazione di singoli fenomeni.
Accennavamo in altro luogo recentemente, riprendendo osservazioni diffuse, di quale portata sia il problema di uscire dagli schemi dell'età di Marx o dalle soluzioni proposte al tempo della rivoluzione russa, in[...]
[...]mento di eccezionale capacità creativa di popolo. In essa la rofonditá della crisi dello Stato pone all'or
dine del giorno edificazione di un sistema originale, d iverso da
un semplice ritorno al prefascismo. L'apporto unitario di masse ingenti, al di là delle divisioni di colore politico, si fa suscitatore di forme di democrazia diretta. Persino le forti inclinazioni alla partitocrazia in senso stalinista, presenti specialmente tra i comu
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nisti, di fronte alla magnifica espansione popolare si sperdono in gran parte, se non a Salerno e a Roma, certo nel vivo della battaglia partigiana.
Non ci interessa qui tanto il problema della solidarietà fra i partiti antifascisti, minata dal resto anche da tendenze poco unitarie. Ma ci interessa il genuino spirito di eguaglianza fra tutti i combattenti, invalso in numerose formazioni garibaldine, pur nella scelta di una piattaforma assai avanzata di rinnovamento. Ci colpisce la spinta al fronte unico che dal basso fa superare lacerazioni e riserve. E richiama la nostra attenzione il fior[...]
[...]ostanzialmente a quella esigenza dell' autonomia dei produttori già cara a Gramsci. Nel sobrio linguaggio di un documento di governo, la relazione del ministro Rodolfo Morandi riassumeva felicemente questo significato: « Spesso, fuggiti o dispersi i dirigenti, furono i Consigli di gestione a prendere in pugno le imprese. Ma anche dove gli avvenimenti non si svolsero in questa forma estrema, l'intervento dei Consigli di gestione valse a ranno
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dare e a stringere le disperse e scomposte fila delle organizzazioni aziendali, frenando eccessi spiegabili per l'eccezionale contingenza, e infondendo ai dipendenti un'altissima consapevolezza ».
Dobbiamo ricordare che i Consigli si muovevano in una fase di equilibrio economico molto instabile. Dal punto di vista produt
tivo, per un paio d'anni dalla liberazione, le imprese per la mag
gior parte vissero alla giornata, senza impiantare programmi a lunga scadenza. E in mancanza di alti profitti le direzioni lascia
vano di buon grado agli operai una parte di responsabilità, salvo a riprend[...]
[...] esclude l'attitudine a partecipare all'azione tipica del controllo, perché lontana dai loro compiti statutari. Per il posto che oggi occupano nella fabbrica, per il loro carattere unitario di rappresentanza, per il loro carattere elettivo e non burocratico, é lecito chiedersi se non risieda nelle c. i. il nocciolo di una ripresa nella fabbrica, anche se domani fosse necessario un più ampio rivoluzionamento di istituti sindacali e aziendali.
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Le recenti battaglie popolari offrono anche altri esempi di democrazia e di unità sorgente dal basso, che male si fa a dimenticare: pensiamo ai tanti comitati formati per l'una o l'altra rivendicazione di quartiere e di categoria, dei comitati meridionali di « rinascita », delle assemblee di inquilini, di consumatori, dei H padri di famiglia » nei villaggi, e via dicendo. Chi vi ha partecipato conosce il genuino slancio che spesso ha dato origine a queste iniziative, il senso che da esse promanava di poter decidere, in qualche misura, di se stessi con le proprie stesse forze. E prima ancora [...]
[...] di esse. Troppo spesso anzi questa specie di conservatorismo ha battuto le iniziative periferiche più coraggiose, grazie alla propria potenza globale, rimproverando poi tali iniziative di essere fallite, in questa o quella fabbrica e questa o quella provincia o sindacato, perché sbagliate e « utopistiche ». C'é dunque una grossa battaglia da svolgere in sede di partito per una demolizione di miti e di strutture, per un arricchimento del senso
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democratico. Può essere che organismi particolarmente centralizzati come il partita comunista lascino poche speranze di immediato successo a tale battaglia, maggiori speranze abbiamo però diritto di coltivare, almeno, nei riguardi del partito socialista.
Il sindacato è a sua volta un luogo decisivo per verificare proposte di democrazia operaia e per dare ad esse il necessario respiro_ Di più, ci troviamo senz'altro d'accordo con quanti hanno sottolineato, ancora nei recenti dibattiti, il posta che spetta al sindacato anche nella problematica del controllo. Quando il sindacato veda dimi[...]
[...]contare, e può dar nuove forze e prospettive a una battaglia socialista in Italia, é una ripresa di controllo della produzione che non sia solo un fatto tecnico ma politico, e di democrazia operaia che non sia solo un fatto di classe ma acquisti peso in una programmazione politica ed economica: una ripresa di iniziative, di valori, che servano a costruire gli elementi di un socialismo inteso come massima autogestione e come massimo autogoverno.
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